Intervista a me stesso – parte 5

Ho notato che fa spesso riferimento all’Occidente ed agli Occidentali  come se Lei non facesse parte di questa categoria, cosa la spinge a porre questa distanza nei suoi paragoni? 

Questa mia distanza è dovuta semplicemente al fatto di non sentirmi minimamente rappresentato dall’Occidente di oggi, come Lei ben sa io sono un semplice osservatore e quello che i miei occhi stanno osservando non è altro che la prova dell’effettiva inesistenza di un sentimento occidentale. Sentimento che per me è progresso, è parità, è giustizia ma è anche dare giusto peso alla nostra storia ed alle nostre tradizioni, traendo dal passato i giusti insegnamenti per un futuro migliore. Sentimento che significa innanzitutto avere dei valori, credere in quei valori e rispecchiarli in quelle che sono le nostre azioni, favorendo la morale agli interessi economici; dare il giusto spazio alla speranza ed alla fiducia di un futuro roseo, senza però dimenticarci di quella che è la realtà del mondo che ci circonda. Sentimento che significa rimanere umani sempre, quasi a voler glorificare l’umanità valorizzando però quelle che sono le differenze tra gli esseri umani; questo significa rispettare e dare la giusta visibilità a quelli che sono i valori e le azioni concrete delle nostre Istituzioni, accantonando da una parte chi distorce la realtà e, anzi, condannando rigidamente i comportamenti che vanno a minare quella che è la grandezza morale e umana occidentale e soprattutto Italiana. 

“La Patria non è un’opinione. O una bandiera e basta. La Patria è un vincolo fatto di molti vincoli che stanno nella nostra carne e nella nostra anima, nella nostra memoria genetica. È un legame che non si può estirpare come un pelo inopportuno.”

Oriana Fallaci

Questo perché mi piacerebbe vivere in un mondo in cui, ad esempio, l’uniforme da servitore dello Stato viene vista come punto di rifermento, come ragione di orgoglio e, soprattutto, come colonna portante di una società libera, democratica e giusta. E invece ci troviamo a vivere in un mondo che è esattamente l’opposto, in cui non vi è la men che minima traccia di meritocrazia e in cui l’informazione non è mai stata libera ma guidata da ben precisi interessi; viviamo in un mondo in cui ancora ci si odia per il dio in cui si crede, ci si odia per il colore della pelle, ci si odia per un’orientamento sessuale considerato sbagliato e per altre futilità come queste. Io dico, ma Le sembra normale? Abbiamo raggiunto livelli di bassezza morale e di ipocrisia veramente ragguardevoli e cosa stiamo facendo per migliorare, per cercare di smettere di raschiare il fondo? Niente. Perché siamo talmente limitati ormai da non riuscire a scorgere la direzione che abbiamo preso, da non riuscire a vedere dove ci stiamo dirigendo. E’ probabilmente per questo che Lei mi da del pessimista, quando invece io sono assolutamente realista: noi occidentali ci stiamo dirigendo verso la fine di tutto, verso la disfatta della società e di questi suoi valori non valori. 


Ovvio che il mio discorso non è solo relativo all’essere o meno servitori dello stato, è ben più ampio; mi sento quasi uno stolto a dir la verità, forse perché leggendo queste mie parole riesco a sentirmi nient’altro che un sognatore, un misero utopista legato a valori che appartengono ormai ad un passato remoto che non hanno niente a che fare con la società in cui viviamo. Valori che sembrano esistere solo nella mia testa, che la gente non riesce a comprendere non perché non vuole comprenderli bensì perché non ne è in grado; quasi come se in fin dei conti quello strano fossi io e non questa società occidentale poco occidentale che non riesce ad accettare la realtà. Ora gliela faccio una domanda, sono io quello strano? A questo punto credo proprio di si, però più che strano direi cretino poiché mi sembra un’azione da cretini continuare a sperare che la gente apra gli occhi, continuare a scervellarmi per trovare una soluzione atta a tamponare questa bassezza morale che ci porterà verso la nostra fine; spesso mi ritrovo a discutere con persone che a mio avviso sono vuote, persone con cui mi scontro perché ragionano come ragiona questa società cui io non mi sento di appartenere. Non so se ha presente la sensazione che si prova a parlare con una persona che non ti capisce e che sembra non volerti capire, è come scontrarsi contro un muro di gomma: potrai sforzarti quanto vuoi, correre e sbatterci sempre più forte ma lui rimarrà sempre lì, fermo nelle sue convinzioni e nella sua realtà che per me continuano a non essere convinzioni ed a non essere realtà. Esattamente come quello che lei chiama pessimismo e che per me è realismo, sono visuali, punti di vista paralleli che non si incontrano mai, idee contrastanti ma comunque razionali che quindi non riescono ne l’una ne l’altra a spostare definitivamente l’ago della bilancia della ragione. 

“Una politica priva di etica non incrementa il benessere dell’umanità; un’esistenza priva di morale abbassa gli esseri umani al livello degli animali.”

Dalai Lama

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